NON FARE DELLA TUA VITA UN GIOCO

IL GAMBLER “PENTITO”: ALCUNI SUGGERIMENTI PER UN EFFICACE AUTOAIUTO

DiA.E.C.I. LAZIO

IL GAMBLER “PENTITO”: ALCUNI SUGGERIMENTI PER UN EFFICACE AUTOAIUTO

Alcune indicazioni per affrontare il gioco d’azzardo patologico tratte dal Manuale di Bellio

Uscire dal vortice del Gioco d’azzardo patologico è lungo, doloroso, faticoso. Ma È POSSIBILE. Certamente, bisogna partire dalla consapevolezza del problema, dalla volontà di impegnarsi ad intraprendere un percorso e dalla necessità di rivolgersi a persone competenti e specializzate.

In questo articolo, vogliamo offrire uno spunto di riflessione e un punto di inizio per un approccio soft, per coloro i quali il gioco d’azzardo è un problema, ma ancora non una dipendenza.

Se un giocatore decide di intraprendere un percorso di cambiamento deve essere consapevole di alcuni punti fondamentali:

1. È possibile guarire dalla ludopatia, ma soluzioni facili non esistono;

2. Il denaro perduto resta tale;

3. Mantenere segreto il problema contribuisce a farlo perdurare;

4. Il cambiamento richiede fatica;

5. Generalmente si necessita di un aiuto esterno, soprattutto da parte dei familiari;

6. Il tempo necessario per uscire dal tunnel del gioco d’azzardo varia da caso a caso.

Partendo da questi assunti di base, occorre sottolineare che il processo di risoluzione del problema attraversa tre fasi:

Fase del “NON POSSO”

Inizialmente si rende necessario porre sistemi di controllo per determinare un distacco completo dal comportamento di gioco e raggiungere una condizione di astinenza. Il meccanismo del controllo fa sì che il giocatore non possa giocare. L’obiettivo è quello di raggiungere, col passare del tempo, una riduzione progressiva del desiderio di giocare, che comporterà un miglioramento dell’umore e delle relazioni, nonché un incremento della fiducia del giocatore in se stesso.

Fase del “NON DEVO”

Si auspica che il giocatore, completamente astinente dal gioco, possa maturare la convinzione che non giocando si sta meglio. L’esperienza diretta, infatti, lo porta a considerare come una condizione naturale il fatto di vivere senza l’azzardo. In questa fase il controllo esterno lascia pian piano spazio al controllore morale interno: il giocatore si attiva per affrontare i propri impegni, riparare ai torti fatti, pagare i propri debiti.

Fase del “NON VOGLIO”

Il percorso può dirsi completo quando c’è un progressivo recupero dei valori spirituali propri della persona umana, cioè quando al divieto morale corrisponde anche un recupero dei valori personali: ritrovare il proprio ruolo nella famiglia e nella società, o la valorizzazione di aspetti quali l’altruismo e la disponibilità verso il prossimo.

In questo modo l’ex giocatore prende sempre più le distanze dall’idea di ottenere il successo facile e l’arricchimento senza sforzi. Fino a raggiungere la consapevolezza che il miglioramento di sé non passa attraverso il denaro.

Alla fine diventa evidente che l’azzardo crea solo disagio e sofferenza, in quanto tende ad alterare e semplificare la vita mentale della persona, risultando distruttivo per l’individuo e per i suoi affetti.

Fonte: Vincere il gioco d’azzardo. Manuale di autoaiuto per il giocatore che vuole smettere, a cura di Graziano Bellio – Amelia Fiorin – Selena Giacomazzi

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